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La cyberpornografia è divenuta, negli ultimi anni, fonte di estremo interesse da parte dei media. Inizialmente è stata strumentalizzata per far passare la Rete come il punto di incontro di violenza e perversione, ora viene osservata come un fenomeno degno di particolare “curiosità. Sembra che la pornografia su Internet sia divenuta quasi normale.
Non si grida più allo scandalo, il mondo virtuale non è più additato quale covo di pedofili e criminali, ma pare abbia preso a far parte del nostro immaginario culturale. Al massimo si assiste alla caccia di notizie piccanti e sensazionali, qualcosa che faccia parlare e di cui poter parlare, più per riuscire a vendere qualche copia in più di giornali che per lanciare un vero grido di allarme.
Ultimamente però la notizia ha fatto scalpore e ha suscitato un allarme reale.
Tra le varie patologie che compongono la Internet Related Psychopatology, ovvero la psicopatologia legata all'uso di Internet, vi è anche la cybersexual addiction (Cantelmi 2001) che consiste in una vera e propria forma di dipendenza da sesso virtuale.
Secondo Cantelmi, “i dipendenti dal cybersex utilizzano il compiuter alla ricerca di materiale sessuale per un numero di ore superiore alle 11 a settimana, passando un totale di ore connessi che va dalle 35 alle 45”. Secondo i risultati da lui presentati al Congresso della Società italiana di psicopatologia, i cyber-maniaci sono tutti uomini, di cultura medio-alta, diplomati e laureati, fra i trenta e i quarant'anni. Soli, ma anche fidanzati o sposati. Passano intere giornate davanti al compiuter, non riescono a fare a meno di collegarsi a siti a luci rosse e chat erotiche. Il sesso in rete può affascinare sia chi, prima di avvicinarsi a Internet, già faceva uso frequente di materiale pornografico, sia chi non ci aveva mai pensato: comunque sia, Internet apre nuove porte persino in un ambito in cui ormai tutto pareva già essere stato detto e fatto.
Qui più che mai la principale caratteristica di Internet, quella di disinibitore, rivela i suoi effetti. Anche la persona più titubante e restia nei confronti di materiale sessuale, in rete può, a volte spinta da semplice curiosità, dare un'occhiata dentro un mondo sconosciuto fino a poco prima. La curiosità però a volte si trasforma in una scoperta soddisfacente e proprio per questo fa sorgere l'esigenza di andare oltre. Può così iniziare un lungo viaggio pieno di “piacevoli” scoperte da cui risulta sempre più difficile il “ritorno a casa”. Durante la navigazione si incontrano e si conoscono altri viaggiatori, a volte per caso, altre volte volontariamente. Solitamente, infatti , il cybernauta sessuale” è alla ricerca di un patner con cui condividere determinate esperienze o, almeno, di uno scambio di posta elettronica erotica. Proprio la possibilità di descrivere e comunicare rende tale esperienza estremamente “intrigante”. La possibilità di essere espliciti, offerta dall' anonimato e dalla distanza visiva caratteristici di Internet, porta la persona a scoprire forme di eccitazione a cui, fino a quel momento, non aveva “osato” avvicinarsi.
La modalità di incontro più tipiche sono le chat private, e proprio queste stanze di conversazione divengono il luogo privilegiato in cui sperimentare le proprie “capacità” seduttive e i propri desideri insoddisfatti.
Il fascino del proibito e l'eccitazione data dal riuscire a lasciarsi andare oltre ogni limite- cose consentite proprio dal rapporto “virtuale”- possono venire rovinati dall'incontro. La perversione , infatti, consiste proprio nell'andare, a parole, molto oltre ai fatti. L'eccitazione può essere coltivata con incontri tramite web-cam, che talvolta portano le persone ad incontrarsi, o con l'accesso in siti in cui è possibile guardare, senza essere visti, scene erotiche di ogni genere.
Qualunque sia la forma di piacere “prescelta” è evidente che, col tempo, essa divenga quella prevalente nella vita del soggetto che l'ha scoperta e che ne usufruisce.
Le ore al compiuter volano, nella maggior parte di notte, quando tutto tace e magari il patner reale dorme. Non sono rari i casi in cui attività on-line di questo tipo vengono condotte durante il giorno, mentre il resto della famiglia guarda la televisione ( e qualcuno trova questo aspetto ancora più intrigante...).
Chi ne risente, oltre al lavoro a cui vengono rubate ore produttive, è comunque generalmente il patner che comincia a notare un calo di interesse nei propri confronti, fatta eccezione per quelle coppie già da tempo distanti da questo punto di vista. Difficilmente il “colpevole” confessa, a meno che non sia stato colto in flagrante.
La sensazione vissuta dal patner è quella di un vero e proprio tradimento, col quale non si riesce a confrontare. La coppia entra così in una crisi profonda, all'interno della quale il”navigatore” tenta di negare qualunque coinvolgimento affettivo, come se ciò dovesse bastare a tranquillizzare il patner sconvolto.
La terapia viene ricercata, la maggior parte delle volte, dalla coppia, più per riequilibrare le sorti della stessa che per “curare” il malato della Rete (Nardone-Cagnoni 2002).
Grazie ad un protocollo specifico di trattamento messo a punto dal professor Nardone e dai suoi collaboratori, è possibile liberare in tempi brevi le persone che presentano tale problematica, restituendo loro una sana e normale sessualità.
“La teconologia in se è solo uno strumento, non è né buono né cattivo, è l'uso che se ne fa che la rende tale” (Asimov).