Nel caso di paura dell'impopolartità rivolgiti con fiducia al Dottor Fabrizio De Angelis, psicologo e psicoterapeuta con lunga esperienza in questo tipo di problematica. Grazie a lui risolverai per sempre questo tipo di ansia in poche sedute presso gli studi di Terni.
Chi ha paura di essere impopolare non teme il giudizio altrui in senso generale, ma ha paura di fare o di dire qualcosa che gli faccia perdere l’approvazione o l’affetto delle persone a cui tiene. Può trattarsi solo della cerchia più intima di affetti o amicizie, o essere un copione più allargato, che interessa qualunque tipo di relazione ritenuta significativa. In ambito lavorativo, questa paura si manifesta prevalentemente con la difficolta o incapacità di prendere decisioni che possano essere spiacevoli per qualcuno. in ambito personale, può arrivare a investire tutte le relazioni affettive, sia amicali che sentimentali, ad esprimersi con la paura di non essere più amati fino ad essere abbandonati.
Il bisogno di fondo, in tutti questi casi, è quello di sentirsi amati, benvoluti o comunque apprezzati dagli altri. Nella versione più “leggera” la persona è sempre attenta ai bisogni degli altri e si lamenta dell’egoismo altrui, continuando ad aspettarsi, invano, di ricevere tutte quelle attenzioni che lei è così brava a dare. Amareggiata e irritata, si dice che dovrebbe disinvestire da certi rapporti, senza però riuscirci fino in fondo, per paura di deludere l’altro e di perdere la relazione. Se l’equilibrio tra “dare” e “ricevere” si sbilancia troppo, può arrivare a chiudere il rapporto, ma finisce poi per replicare lo stesso copione nelle nuove relazioni, che d’altronde è così brava a creare. E il ciclo riparte.
Nella versione più estrema, la persona finisce letteralmente per “prostituirsi” alle esigenze altrui pur di mantenere il consenso. Intrappolata nel suo bisogno di compiacere gli altri per essere costantemente confermata e benvoluta, la “prostituta relazionale” è incapace di dire no a qualsiasi tipo di richiesta, fino ad arrivare a perdere di vista sé stessa e le proprie esigenze. Quando diventa generalizzato, il copione sconfina in una vera e propria patologia, poiché distorce completamente tutte le relazioni interpersonali e affettive. Difatti, quando queste persone realizzano che aver improntato tutta la propria esistenza all’essere disponibili e orientati agli altri le ha rese inesorabilmente sole, crollano.
Sull’orlo del precipizio della solitudine, arrivano in terapia spesso con sintomatologie depressive anche severe. In alcuni casi la persona si trova in un vero e proprio “deserto” relazionale: il copione irrigidito della “prostituzione” l’ha resa così poco desiderabile agli occhi degli altri, soprattutto nelle relazioni sentimentali, da essere stata inesorabilmente abbandonata. In altri, in virtù della loro estrema disponibilità, queste persone hanno una vita piuttosto ricca di relazioni e sono decisamente benvolute e apprezzate. In questa versione, il sentirsi profondamente soli esplode nel momento in cui la persona realizza, sgomentata, che gli altri lo vogliono solo per quello che “fa” e non per quello che “è”.
Lo sbilanciamento nella relazione con gli altri rende la relazione con sé stessi e il mondo così disfunzionale da determinare una situazione paradossale per cui, quanto più la persona ottiene successo relazionale, tanto più finisce per vivere esiti emotivi disastrosi.
Le tentate soluzioni disfunzionali sono:
Se la decisione non può proprio essere evitata, la persona cerca di coinvolgere altri nella propria decisione o di farla prendere a qualcun altro. (MILANESE 2020).
Grazie ad un protocollo specifico di trattamento, messo appunto dal professor Giorgio Nardone e dai suoi collaboratori, le persone con questo tipo di patologia possono essere guidate a liberarsene definitivamente e in tempi brevi, riscoprendo la libertà di esprimere sé stessi, liberi da ogni vincolo.
“La suprema felicità della vita è essere amati per quello che si è o, meglio, essere amati a dispetto di quello che si è” (Victor Hugo)