La paura del rifiuto sta assumendo oggi i connotati di una vera e propria epidemia, soprattutto tra i giovanissimi.
Dove in passato si parlava di “fobia scolare”, disagio per cui i bambini e ragazzi si rifiutavano di andare a scuola soprattutto per paura delle prove scolastiche, oggi assistiamo sempre di più a ragazzi che stanno a casa perché si sentono rifiutati dai compagni. Si tratta spesso di ragazzi che vivono profonde insicurezze e che non hanno mai imparato come relazionarsi con i pari.
Non stiamo qua parlando si bullismo scolastico, bensì di situazioni in cui è il ragazzo stesso che si autoesclude dal gruppo come tentata soluzione per il suo sentirsi non accettato o inadeguato. Meccanismo che, una volta innescato, fa sì che il ragazzo finisca per essere effettivamente non cercato e ignorato. In questi casi, oltre ad affrontare terapeuticamente la paura del rifiuto, è anche necessario un intervento di tipo pedagogico, che guidi il ragazzo a sviluppare tutte quelle abilità sociali non ancora acquisite per relazionarsi efficacemente con i pari.
La paura del rifiuto non è, ovviamente, appannaggio solo dei giovanissimi e si ritrova a tutti i livelli e a tutte le età: può riguardare il timore di essere rifiutati se ci si espone sul piano sentimentale, ma anche esclusi dai colleghi nelle pause caffè, rifiutati perché poco attraenti sul piano fisico o perché poco interessanti su quello intellettuale. Anche in questo caso il sentire è molto variabile, e può riguardare qualsiasi tipo di insicurezza personale (“non sono abbastanza bello, intelligente, interessante, simpatico, colto…”). Le tentate soluzioni usualmente adottate da chi soffre di questa paura sono tre: